Content Marketing 4 errori da evitare

Content Marketing errori da evitare

Mi occupo di contenuti per il web dal 2000. Ho iniziato collaborando come content editor con SuperEva e, in seguito, collaborando con Tiscali, Virgilio e varie testate online. Quasi da subito, mi sono anche appassionato molto alla SEO e a tutto quello che rientra nella definizione di web marketing. Negli ultimi tempi mi interesso, in particolare, al Content Marketing.

Oggi, più o meno, tutti si rendono conto dell’importanza dei contenuti in una strategia di marketing, ma in particolare tra chi non se ne occupa per lavoro, si commettono frequentemente gravi, quanto banali errori.

L’azienda media, che fa content marketing fatto in casa, magari gestendo un proprio blog o i profili social, rischia, se non si affida ad un professionista, di inciampare.

Tra i punti più critici eccone alcuni:

  1. Non bisogna pensare ai contenuti come a tradizionali pubblicità
  2. Non basta proporre un contenuto, bisogna avviare un dialogo con l’utente
  3. Attenti ai contenuti poco emozionanti
  4. Occhio a proporre contenuti poco contestualizzati

Quando si scrive un contenuto (ma il discorso vale anche per foto, video, ecc.) non si deve puntare a vendere direttamente, e il più rapidamente possibile, un prodotto. Lo dico anche nel mio ultimo ebook dedicato al Marketing con Instagram.

Se decidete di aprire un blog aziendale, scordatevi di fare pubblicità in modo “tradizionale” in ogni vostro post. Allo stesso modo, se avete un account Twitter, non potete scrivere solo messaggi promozionali, e in una pagina Facebook (pagina attenzione, non profilo personale) non potete (e non dovete) mettere solo link ai vostri post pubblicitari.

Rudy Bandiera, autore tra l’altro, di “Rischi e opportunità del web 3.0” (Dario Flaccovio Editore), è solito dire che su 5 contenuti pubblicati suoi social 4 dovrebbero essere di “alleggerimento”, o se si preferisce, per dirlo nel suo stile, “delle cazzate”.

Naturalmente lui si riferisce, in particolare, all’attività di un social media manager o di un influencer, non ai canali ufficiali di un’azienda. Molto poi dipenderà dallo stile comunicativo della stessa, dal target al quale si rivolge, ecc. Quel che è certo è che come detto al punto 1, “Non bisogna pensare ai contenuti come a tradizionali pubblicità”.

Passiamo al punto 2, i nostri contenuti non sono messaggi promozionali, ma neppure messaggi d’altro tipo, da intendersi come “calati dall’alto”. Devono essere invece pensati per stimolare il più possibile le interazioni con gli utenti, avviare un dialogo, farci conoscere e far conoscere quello che offriamo, rispondendo a domande, proponendo soluzioni, ecc. Questo è un modo “nuovo” e sicuramente efficace, di fare marketing. Bisogna ascoltare i potenziali clienti, così come quelli già acquisiti.

Veniamo al punto 3. Se vogliamo stimolare l’interazione è importante che i nostri contenuti si prestino a questo. Ovvero dovranno emozionare, stupire, accendere la curiosità e la fantasia dell’utenza. Largo quindi alle sperimentazioni, anche ardite, ma attenzione, l’epic fail è dietro l’angolo.

In conclusione, anche se ho detto che non dovete sempre parlare dei vostri prodotti e servizi e, soprattutto, non con uno stile pubblicitario “classico”, da spot (per intenderci), questo non significa che si debba andare “fuori tema”. In particolare se avete un blog aziendale, è importante che creiate un piano editoriale e lo rispettiate, restando fedeli al vostro stile, parlando di argomenti in linea con il vostro target ed evitando il più possibile di sconfinare in tematiche che alla vostra utenza potrebbero non interessare per nulla.

L’ispirazione iniziale per questo post m’è venuta leggendo un articolo su Forbes, intitolato “4 Content Marketing Mistakes That Will Wreck Your ROI”. In caso di dubbi qui vi spiego cos’è il ROI.

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