Long tail: lunga vita alla coda lunga

coda lunga

Sia quando si lavora all’ottimizzazione (SEO) di un sito, che quando si realizzano i suo contenuti, così come anche quando si avviano delle campagne pubblicitarie, l’attenzione è sempre puntata sulle parole chiave.

Si parla di keyword e keyphrases (che poi altro non sono che “combinazioni” di due o più keyword). Quando le keyphrases diventano un po’ più lunghette si parla anche di long tail, concetto fondamentale per chi si occupa di SEO, spesso non facilissimo da infilare nelle teste dei clienti.

Il cliente medio, che magari ha un ristorante a Milano, vorrà (se è fuori di testa) essere primo con la keyword “ristorante”, cosa del tutto inutile peraltro. Se ha un po’ di sale in zucca punterà a “ristorante Milano”. Se però si fida del suo SEO e vuole ottimizzare il budget e massimizzare i risultati (e tutti lo vogliono), potrebbe avere belle soddisfazioni dalle long tail, tipo “ristorante vegetariano a Milano in via San Gregorio” o “miglior ristorante vegetariano a Milano”, ecc.

Ovvero keyphrases meno “fighe” a prima vista, ma capaci tutte assieme, di portare buon traffico, ovvero molte visite, pagate relativamente poco, o comunque ottenute con un posizionamento che non ha richiesto miracoli.

Spesso, chi si avvicina alla SEO per la prima volta ha una visione un po’ distorta delle cose. Essere in prima pagina, o magari anche in prima posizione su Google, con una determinata parola chiave, non assicura successo e ricchezza.

C’è un elemento che troppo spesso viene tenuto poco in considerazione, ovvero il volume di ricerca. In particolare se lavorate in Italia, con parole chiave in italiano, tenete conto che il nostro mercato è piuttosto piccolo.

Usando lo “Strumento di pianificazione delle parole chiave di Google Adwords” si nota, ad esempio, come siano poco più di 4.000 le persone che in Italia, in un mese, cercano “ristorante Milano” su Google. Quindi anche dominando in modo incontrastato la prima pagina, il che richiederebbe budget e sforzi ingenti, non si avrebbero mai più di quelle visite mensili (provenienti da Google).

Ci sono poi keyword interessanti, ma con volumi di ricerca molto più bassi, magari di poche decine o centinaia di richieste mensili. Come fare quindi per mandare ai nostri adorati clienti valanghe di traffico dai motori?

Per prima cosa, andrebbe spiegato loro che la qualità delle visite (e in generale di tutto), vale più della quantità. Ma non andiamo troppo sul filosofico, che fa caldo.

Lavorare sulle long tail può essere un buon approccio. In sintesi, si individuano, grazie agli strumenti di Google, e ad altri disponibili, anche gratuitamente online e offline (mi riferisco anche alla fantasia), delle “varianti” delle keyword principali, senza temere che siano “troppo lunghe”.

Anche se le keyphrases generano un volume di ricerca, sulla singola frase, di poco interesse, se ne posizioniamo un gran numero, potremo raggiungere molti più potenziali clienti. Inoltre, sempre più persone sanno ormai usare abbastanza bene Google, pertanto non cercheranno “ristorante + città”, ma si concentreranno sulla zona della città in cui alloggiano, o sulla tipologia di ristorante maggiormente gradita.

Vi lascio con un’immagine che secondo me spiega bene tutto questo, se invece non è così lasciatemi un commento con dubbi, perplessità, e insulti vari.

long tail keywords

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