Oggi ho letto un articolo di Giorgio Soffiato su Marketing Arena che mi ha fatto riflettere su alcune questioni. Se volete capire meglio di cosa parlo vi invito a leggerlo anche voi, lo trovate a questo link.
La domanda dalla quale si partiva era: “Il content marketing è ancora sostenibile?”, ovvero è sempre possibile ottenere buoni risultati puntando sui contenuti e “raccontando storie”, anche quando il nostro cliente è una PMI, un professionista o una realtà B2B?
Personalmente credo che i contenuti siano fondamentali per qualunque realtà, ma è indubbio che, in base al contesto in cui si opera, ci si debba muovere in modo diverso e, anche, aspettarsi risultati differenti.
Lo sappiamo bene, “content is king”, ma questo non significa che tutti per forza debbano avere un blog e neanche che debbano per forza fare storytelling se questo appare come una forzatura.
Nel caso di piccole realtà la tesi dell’articolo su Marketing Arena è quella di promuovere la nascita di “competenze interne” che possano curare la content strategy aziendale.
E’ un’idea che in linea di massima condivido, anche se naturalmente ogni caso è diverso dall’altro. Questo non significa che chi si occupa di contenuti per lavoro resterà disoccupato, ma che non sempre farsi pagare per raccontare, e troppo spesso “inventare” delle storie, è la scelta migliore.
Il rischio è che alcune PMI abbandonino presto questa strada, non traendone immediati benefici. Più che fornire a tutti moltitudini di contenuti, anche se di buon qualità, bisognerebbe far crescere la consapevolezza sulla loro utilità, e anche essere maggiormente obbiettivi sui limiti del nostro lavoro.