Pare che, almeno secondo quanto dichiara lei, Marissa Mayer lavori 130 ore a settimana. Per chi non lo sapesse Marissa Mayer è una quarantunenne bella, bionda, ricca, madre di tre figli e che guida niente meno che Yahoo, una delle aziende che hanno fatto la storia di Internet.
La Mayer, dopo essere stata la prima ingegnere donna assunta da Google e una dei primi 20 impiegati della compagnia, dal 2012 è Amministratore Delegato di Yahoo.
In una recente intervista a Businessweek ha dichiarato che il segreto del suo successo è lavorare 130 ore a settimana e che il segreto del successo delle aziende è avere dipendenti che, come lei, si impegnano anima e corpo nel loro lavoro.
Naturalmente le sue affermazioni hanno fatto molto discutere. Capiamo meglio… Cosa vuol dire nel concreto lavorare 130 ore a settimana. In una settimana di 6 giorni lavorativi (ipotizzando che almeno la domenica si stacchi la spina) ci sono appena 144 ore. Restano quindi solo 14 ore a settimana a Marissa per mangiare, dormire, farsi la doccia e stare con i propri figli, un po’ pochino. Visto che in genere una persona “normale” passa più di 50 ore a settimana a dormire.
Chi è quindi Marissa Mayer, una bugiarda, una pazza, una che trascura vita privata e affetti? Beh, fatti suoi. Però il dibattito su quante ore sia meglio lavorare è attuale, per Timothy Ferriss con 4 ore a settimana si può essere ricchi e felici. Per Richard Branson contano i risultati, non il tempo trascorso a lavorare.
Cosa bisogna fare quindi, qual è il segreto del successo? È ovvio che non c’è una risposta semplice e rapida a questa domanda, così come non esiste una ricetta o una pozione magica che permette di fare il colpaccio, magari lavorando pure poco.
Se si è dei dipendenti di sicuro è difficile scendere sotto un determinato orario, sempre che il proprio capo non sia Richard Branson.
Se si lavora in proprio o si è comunque liberi di gestire il proprio orario molto dipenderà da noi stessi e dal nostro approccio alla vita e al lavoro. Non sempre lavorare di più significa produrre di più. In ogni caso quello di Marissa Mayer per quanto sia un caso interessante, è probabilmente un’anomalia, che più che essere studiata sul piano economico, sociale o lavorativo, andrebbe approfondita a livello medico.